forma essenziale di una organizzazione di tipo mafioso. Secondo Colacino "non il Lucro ne la ribellione contro il capitalismo o motivazioni di origine politica stavano alla base della "Fratellanza di Favara: "egli negava che questa potesse essere ridotta alla questione sociale, sostenendo che a Favara i contadini erano ben trattati e gli stessi solfatari guadagnavano bene ed in generale in Sicilia vi era un grande rispetto per la proprietà. Fine della società sarebbe perciò stata la vendetta, che del resto era a suo avviso la più alta espressione dello spirito di mafia e la Fratellanza la più alta espressione della mafia, secondo una mostruosa degenerazione del principio del fecondo di reciprocità che è precipua caratteristica della moderna società". Rimane la spiegazione dell'Avvocato De Luca, socialista di Agrigento, secondo il quale la Fratellanza di Favara, poteva essere considerata una società di zolfatari che riempiva il vuoto politico e sociale a Favara, la cui responsabilità egli addebitava esclusivamente ai locali, proprietari di zolfare e terre: " Il trattamento peggiore di quello degli schiavi, riserbato così ai miseri di favara fa germogliare nel loro animo incolto, privo di ogni luce di idealità e d'ogni fiamma di sentimenti, i più bestiali istinti di odio e di vendetta, per cui sono loro nemici non solo i padroni, ma quanti se ne fanno, o sembrano, difensori, come i carabinieri, le guardie di questura, i campieri ed i giudici. Data tale predisposizione d'animo sono immancabili l'avversione e l'ira mal compressa contro qualsiasi cosa e qualunque persona che possano lontanamente significare e rappresentare governo, municipio ed ordine costituito…". Nel Marzo del 1885 ebbe inizio il primo processo nella storia della criminalità organizzata, appunto contro gli iscritti della "Fratellanza di Favara". Quasi tutti gli imputati furono condannati a pene variabili da 2 a 4 anni, più la sorveglianza speciale. Paolo Pezzino, scrive: " resta il dubbio di quel simbolo di fratellanza, esaltata nel nome stesso della società ed individuata nel mito della repubblica, rappresentasse una forma contorta e contraddittoria di iniziazione alla politica, una sorta di democratizzazione della vita sociale estesa all'uso della violenza, insomma, utilizzando gli stessi mezzi violenti che le classi dominanti in quei paesi avevano messo in atto, sia pure con maggiore discrezione. Quanto tale alternativa rappresentasse un'utopica scorciatoia rispetto a più lenti processi di mobilità sociale, e quanto essa, invece, abbia in effetti contribuito alla realizzazione di fortune economiche e politiche, è questione ancora aperta; ma le vicende della Fratellanza di Favara confermano l'ampia valenza, in senso lato, dell'uso della violenza nella società siciliana". manifestino di protesta della Federazione Giovanile Comunista all'indomani di un terribile incidente nella miniera Gessolungo. Archivio R.Carlini Nei primi anni del 1900 vi fu un'altra grandiosa stagione di lotte che mirava a difendere o migliorare il livello di vita. Queste si aprirono nel 1903 proprio nella fase calante di quell'ondata di scioperi che aveva colpito l'Italia nei due anni precedenti. Gli scioperi ebbero come epicentro il nisseno dove l'installazione di tecniche produttive moderne in alcune miniere (Trabonella) aveva modificato i tradizionali rapporti di lavoro e creato un proletariato più omogeneo. Nel 1904 gli scioperi colpirono anche l'agrigentino, nella zona delle piccole miniere e le lotte scaturirono dalla diminuzione del valore del cottimo a causa dell'aumento del premio di assicurazione. E' fuori discussione che il fulcro di questi scioperi continuava ad essere il salario, però alla pura richiesta di aumento retributivo si affiancavano tutta una serie di rivendicazioni tendenti a regolamentare la composizione della retribuzione operaia: orario di lavoro, disciplina industriale, regolamentazione dei licenziamenti, ricollocamento degli esuberi, miglioramento delle tecniche di lavoro,… Queste vicende conflittuali dimostravano un più maturo comportamento rivendicativo. Nell'insieme in questi ripetuti tentativi si poteva vedere una sorta di incapacità del movimento dei solfatari a diventare un vero e pro |