"... per tutti infine, era come un paese di sogno quella collina lontana. Di là veniva l'olio alle loro lucerne che a mala pena rompevano il crudo tenebrone della solfara; di là il pane, quel pane solido e nero che li teneva in piedi per tutta la giornata, alla fatica bestiale; di la il vino, l'unico loro bene, la sera, il vino dava coraggio, la forza di durare a quella vita maledetta, se pur vita si poteva chiamare. Parevano, sottoterra, tanti morti affaccendati..."

"... i contadini della collina, all'incontro, perfino sputavano, -puh!- guardando a quelle coste della vallata. Era il loro nemico, il fumo devastatore..."

"... la campagna era lì, stesa al sole, che tutti potevano vederla. Soggetta si alle cattive annate, ma compensata poi anche dalle buone. La zolfara, all'incontro, cieca e guaj a scivolarci dentro..."

Il mondo di Pirandello si muove su una sorta di animismo, sembra che egli veda dello zolfo soltanto gli effetti devastanti a fronte di una natura quieta, benevola, immutabile. In realtà Pirandello ne riconosce la necessità economica, ma il prezzo da pagare è paurosamente alto.

7.3 Gli zolfatari, lavoro, organizzazione operaia, mestieri nelle miniere e modalità contrattuali

In quei tempi la storia del movimento operaio e delle classi lavoratrici attraversava un momento molto brutto e questo poteva spiegarsi con alcuni cambiamenti che la società italiana ebbe in quel periodo. Il minor peso politico e sociale dei lavoratori manuali, le trasformazioni radicali vissute da partiti e sindacati che per definizione appartenevano al movimento operaio, la progressiva emarginazione delle classi deboli fecero si che dei movimenti operai dei minatori non si parlò.

Parlare degli zolfatari siciliani, di una categoria che per giunta oggi non esiste più è fuori moda. Essi poi non hanno avuto particolari "meriti" nella storia del movimento operaio italiano. Il loro ruolo e quello dei ristretti nuclei di minatori esistenti nel passato del nostro paese non sono neppure lontanamente paragonabili alla parte che hanno avuto i minatori di altri paesi nei rispettivi movimenti operai e nell'intera società. Salvo fatta qualche eccezione i zolfatari italiani sono sempre state vittime del silenzio della ricerca storica.


Invece è giusto e doveroso ricordare quelle persone, ricordare quelle anime che senza alcun aiuto hanno sopportato il peso delle angherie, hanno sopportato la mancanza d'aria, hanno sopportato la violenza nel vedere i loro figli carusi faticare come bestie nelle buie gallerie per la fortuna altrui. Si tenta di ricostruire l'organizzazione della gerarchia del lavoro nelle miniere e come si svilupparono i primi movimenti organizzati dei minatori siciliani.

Il peso della lavorazione sotterranea era sostenuto principalmente dai picconieri e dai carusi. I picconieri erano l'elite professionale degli zolfatari, la categoria che rappresentava il punto d'arrivo della loro carriera, quella da cui provenivano i capomastri, i tecnici di formazione operaia che avevano un ruolo essenziale nella vita delle zolfare.

Sia che lavorasse agli strati vergini di minerale, sia che fosse impiegato negli "esaurimenti", sia che lavorasse nelle zolfare crollate, il picconiere aveva come mansione fondamentale l'escavazione del minerale, che eseguiva mediante il piccone e le mine che provvedeva a prepararsi da solo. Le mansioni del picconiere richiedevano di per se uno sforzo muscolare notevole, reso ancor più gravoso dalle condizioni dell'ambiente sotterraneo.

All'interno delle zolfare ogni cosa sembrava contribuire per rendere più difficile e pesante il suo lavoro: il caldo eccessivo, la presenza di gas e di acqua, la polvere e la mancanza d'aria, la scarsità della luce, l'angustia e la conformazione irregolare dei cantieri. A ciò si aggiungeva il rischio sempre presente di crolli, incendi ed inondazioni, tutti pericoli che lo tenevano in una condizione psicologica di continua tensione. Ma ai picconieri non bastava la forza ed il coraggio.

Essi dovevano essere depositari della cultura di mestiere degli zolfatari: pressoché isolati nei cantieri di lavorazione, dovevano avere una base di

continua