IL CAPOLUOGO
CALTANISSETTA
Caltanissetta è una città di 61.000 abitanti, d'aspetto
moderno costruita ai piedi del Monte S. Giuliano. Si tratta
probabilmente dell'antica Nissa alla quale i Saraceni aggiunsero il prefisso
Kalat (castello), donde deriva il suo nome attuale. Tre o quattro ore sono
sufficienti per visitarla, poiché i suoi monumenti sono vicini gli uni dagli
altri. Il centro è a Piazza Garibaldi dove si incrociano le due principali
arterie: Corso Umberto e Corso Vittorio Emanuele. In mezzo, la grande fontana
di Nettuno(vedi foto sopra) con un gruppo di
bronzi di Tripisciano. Attorno alla piazza si elevano il Palazzo Comunale, la
Chiesa di 5. Sebastiano (monumento poco interessante> e, di fronte, il
Duomo, fiancheggiato da due campanili, costruito tra il 1550 e il 1648.
L'interno, a tre navate con una alta cupola, è molto interessante per la sua
decorazione.
Situata al centro della Sicilia a circa 600 metri di
altezza, Caltanissetta sorge sulla dorsale di un colle che domina l’isola con
un panorama che svaria dall’Etna alle Madonie
e che custodisce nelle sue viscere reperti archeologici e rari minerali.
Ideale centro dell’isola, si pone al centro di tutte le vie di comunicazione
tra le principali mete siciliane, presentando un suo originale patrimonio in
cui si intrecciano arte ed archeologia, tradizione e folklore.
La città attuale cominciò a svilupparsi intorno al Castello Saraceno di Pietrarossa e nel 1086, dopo la resa di Girgenti, fu conquistata insieme ad altre rocche, dai Normanni, avendo come signore il Conte Ruggero. Successivamente conobbe il dominio degli Svevi, degli Angioini, degli Aragonesi, (che ne fecero una contea), degli Austriaci, intorno al 1500, ed infine, dai Borboni dal 1700.
Con l’età moderna inizia per Caltanissetta un
periodo di decadimento che durerà fino al 1818, quando viene elevata a
capoluogo e, più tardi, nel 1844, a diocesi.
Un momento di grande prosperità arrivò agli inizi
del 1900 con lo sfruttamento dei giacimenti di zolfo, allorché
Caltanissetta, che vantava i 4/5 della
produzione solfifera mondiale, divenne capitale dello zolfo.
Un primato insidiato però, dalla concorrenza
americana, ridusse questa floridezza, limitando prima, e facendo totalmente
cessare, poi, l’attività estrattiva, con conseguente chiusura delle zolfare.
Oggi le vie delle miniere possono rappresentare una
pregevole occasione di turismo culturale, un immaginario ponte tra il passato
ed il presente di questa città che guarda al futuro non dimenticando mai i suoi
memorabili trascorsi.
Uno sguardo sulle bellezze della città:
Piazza Garibaldi, (con la fontana del
tritone) centro storico della città in cui si incrociano le due
arterie principali, Corso Umberto I° e Corso Vittorio Emanuele, sulla piazza si
elevano diversi edifici monumentali, il più importante dei quali è la Cattedrale,
di fronte ad essa si leva la chiesa di S. Sebastiano sorta, secondo la
tradizione nel ‘500, come omaggio della popolazione al Santo, per la
liberazione della città dalla peste.
Sul lato nord della piazza si trova il palazzo
del Municipio nato sulle ceneri dell’antica chiesa dedicata a Maria SS.
Annunziata (detta comunemente del Carmine) e dell’attiguo Convento dei Carmelitani Scalzi. Sul
lato sinistro del Municipio si erge
grandioso il Palazzo Moncada che prospetta sulla salita Matteotti,
sintesi del barocco siciliano, ha forme architettoniche esterne monumentali e
spazi interni grandiosi; il palazzo, le cui imponenti mura sono spesse due
metri, sulla facciata mostra mensoloni a forma di figure antropomorfe e
zoomorfe, forse simbolo catalizzatore del potere del Signore.
Continuando verso il Corso Umberto I, si affacciano
alcuni palazzi monumentali, quali Palazzo Giordano, Palazzo Candelotti,
Palazzo Bordonaro fino a raggiungere il monumento di Umberto I e la
Chiesa di S. Agata al Collegio e l’annesso Collegio dei Gesuiti,
oggi sede della biblioteca comunale.
Attraversando il pittoresco quartiere de “gli
angeli”, che mantiene ancora lo schema urbano medievale si giunge alla Chiesa di S. Domenico,
sorta nel 1480 e caratterizzata da una bella facciata barocca curvilinea.
Proseguendo per la via S. Domenico si giunge alla rupe su cui si trovano i
ruderi del Castello di Pietrarossa, unico della zona interna della
Sicilia ad essere inserita in un tessuto urbano. I ruderi del Castello. detti
“la murra di Angili”, restano ancora a testimonianza di un’epoca storica
importantissima per Caltanissetta, roccaforte del potere reale nel medioevo al centro di una Sicilia contesa e divisa
dalle lotte per la supremazia. Su una
rocca isolata a picco su un burrone, il castello con tre torri dominava la
città sottostante e la vallata fino al fiume Salso.
Il castello crollò improvvisamente la notte del 27
febbraio 1567, forse per una scossa di terremoto, lasciando solo un muro alto e
diroccato, una torre di guardia in pietra viva, terrapieni, bastoni ed un ponte
di comunicazione.
Annessa al castello c’è la chiesa di S. Maria la
Vetere o S. Maria degli Angeli, seconda parrocchia della città,
(dopo S. Spirito) costruita nel XIII secolo.
Proseguendo per
viale Regina Margherita si
susseguono palazzi monumentali, come il Palazzo della Provincia e il Seminario
Arcivescovile fino a raggiungere il giardino pubblico di Villa Amedeo.
Abbandonando il centro storico e le sue bellezze
monumentali, nei dintorni troviamo il Monte S. Giuliano, che è il punto
più alto della città, e, con i suoi 728 metri di altezza domina la sottostante
città, offrendo un vasto e splendido
arco panoramico che va dall’Etna alle Madonie, includendo tutta la parte
centrale della Sicilia. Il 12 luglio 1899 questa collina fu scelta per ospitare
un dei venti Monumenti al Redentore che si sarebbero alzati su
altrettanti monti italiani, uno per ogni regione, come testimonianza di fede.
Proseguendo, alla scoperta di questa città, arriviamo alla abbazia di Santo Spirito,
immersa in un suggestivo paesaggio che include la Valle Imera, il
Castello di Pietrarossa, i profili di Enna e di Calascibetta e, nelle giornate
più limpide, l’Etna sullo sfondo. E’ la più antica chiesa del nisseno costruita
assai prima della sua consacrazione, avvenuta il 2 giugno 1151, dove vi si
conservano dipinti di notevole valore artistico ed antichi testi sacri.
Tutto il patrimonio archeologico raccolto è ospitato
nel Museo Civico, che custodisce e testimonia il risultato di decenni di
lavoro, di scavi, di studi e restauri di tutta la zona circostante. La città di
Caltanissetta, vanta ancora, altri tre musei, il Museo Mineralogico,
Paleontologico e della Zolfara raccoglie minerali, rocce e fossili
pregevoli e rari, ed è l’unico nel suo genere nel meridione d’Italia. Il
Museo d’Arte Sacra, presso il seminario Vescovile che conserva il prezioso
dipinto “Spasimo di Sicilia”, attribuito a Raffaello, ed, infine, il Museo
del Folgore e delle tradizioni popolari in cui si conservano le “vare”,
gruppi statuari riproduncenti i Misteri della Via Crucis, opere ottocentesche
che sfilano in processione il Giovedì Santo, momento culmine di una tradizione
pasquale tramandata nei secoli e intatta per partecipazione corale, popolare e
religiosa.